L’essenza del nostro lavoro
Carmen Simone
Essere testimone di un’esperienza non è impresa semplice, perché racchiude in sé il limite del lasciarsi coinvolgere troppo o troppo poco, nel riferire una realtà vissuta. Ma è più che mai doveroso condividere e non egoisticamente custodire la bellezza di quanto ricevuto.
Il mio essere nutrizionista mi permette di incontrare l’altro in quello che reputo il sacro momento della visita. Mettersi al suo fianco, rispondere a una richiesta di aiuto e al suo sollecito affinché mi prenda cura di lui. Non c’è cosa più gratificante che rendersi utili e comprendere, attraverso ciò, il valore della nostra professione.
Cambia completamente lo scenario, cambiano i luoghi, le persone, le condizioni di lavoro e la lodevole iniziativa di Nutrizionisti Senza Frontiere, mi conduce fino al paese dei Vulcani, la culla dei Maya, la terra del caffè per continuare a svolgere il mio amato lavoro.
La maestosa bellezza paesaggistica che contraddistingue il Guatemala sembra essere tristemente smorzata dalle grandi piaghe che lacerano il quieto vivere della gente chapina. Non si è più in un comodo studio con scrivania, pc e appuntamenti alla mano, ma in uno degli innumerevoli villaggi (aldee), il cui raggiungimento di certo non è facile neanche per gli amanti dell’avventura e della guida spericolata.
Ad accoglierti madri in esili corpi che coccolano, tra i seni sfiniti, i loro pargoli e attendono pazientemente di misurarli e ricevere un vaccino, sperando sempre che ce ne sia a sufficienza anche per loro. Ancora di più si carica di significato il mio essere nutrizionista sommando, all’applicazione delle nozioni teoriche, l’umanità di una professione che esige umiltà nel servizio. La positività dell’esperienza che ho da poco concluso risiede anche nel luogo che mi ha accolta, che sprigiona tenerezza da ogni fronte: la Ciudad de la Felicidad. Sono le dolci voci mattiniere dei bimbi amorevolmente accolti dalle mamme-suore in questo paradiso, che ti spronano a dare inizio a un nuovo entusiasmante giorno. E così zaino in spalla, maglia con il monito: la felicità è una cosa seria, block-notes per appuntare il più possibile e insieme ad Elisa, la mia preziosa compagna di esperienza, si parte, non prima però di aver dato uno sguardo all’ormai quasi ultimato CRN.
Percorrendo la strada vorrei poter quasi magicamente alleviare le fatiche degli instancabili operai e vedere già accolte, nella clinica, le madri coi loro bimbi che lottano per trovare soluzione al grave problema della denutrizione. Questa fortuna toccherà ai prossimi volontari che si lasceranno guidare dall’istinto del partire, che non si faranno intimorire da paure che perdono di significato nel momento in cui tieni tra le braccia quegli esili corpicini, che seppur si affacciano da poco tempo alla bellezza della vita, hanno già storie di amara tristezza ma di legittima speranza. Nell’attesa di vedere crescere tutti i frutti del grande lavoro di Nutrizionisti Senza frontiere ad Esquipulas, Elisa ed io abbiamo la gioia di veder concretizzare anche il progetto 3S (semilla, saludable, sostenible) ideato e avviato durante la nostra permanenza lì.
E così intorno al nascente vivaio di colture tipiche guatemalteche, da cui si otterranno piantine da distribuire nelle aldee, saluto confidando in un pronto ritorno le tenere suore della congregazione di Marta e Maria, l’esempio vivente di solidarietà umana H.no Andrea, i sorrisi instancabili e gratificanti dei bimbi, i deboli abbracci degli anziani, le fronti sudate degli operai.
Grazie a chi ha permesso che anch’io lasciassi un piccolissimo seme di speranza in questi luoghi. Ma soprattutto grazie ai frutti che mi riporto a casa, a tutti gli incontri di quegli sguardi che, seppur non sempre sereni, si appellano all’aiuto di tutti per tornare ad essere pieni di luce.
Agosto 2016
Esquipulas – Guatemala