Vi potrei parlare per ore di ogni singolo sguardo che ha accompagnato le mie giornate rendendole piene di vita ma regalandomi anche tanti “perché?” a cui non ho saputo e non so dare una risposta.
Emozioni forti le mie, tutto ciò che era nella mia persona ne è stata pienamente coinvolta tanto da ritrovarmi la sera a non riuscire più a staccare i pensieri da un qualcosa successo durante il giorno. Delle situazioni inaccettabili per me, soprattutto quando si parla della vita di un bambino.
Non nascondo di aver provato anche rabbia e dispiacere in alcune situazioni, soprattutto sensi d’impotenza nel non poter agire, nel non poter tendere la mano e afferrare l’altra a cui avrei dato tutto quello che era nelle mie possibilità e capacità.
Non ho cercato il confronto o il paragone, piuttosto ho provato a indossare i loro panni senza presunzione o superficialità. Penso che questo sia il modo migliore per poter capire un qualcosa che non faccia parte del nostro quotidiano.
Non bisogna dare nulla per scontato e non bisogna aspettarsi niente.
Ho avuto i miei punti fermi in questo viaggio: Andrea, mio amico e collega, come me un Nutrizionista senza frontiere; Paolo e Alessia di Call Africa che ci hanno accompagnati e guidati in questo percorso.
Abbiamo cercato di dare dei consigli su quelli che per noi sono dei punti solidi per poter migliorare le condizioni tipiche della malnutrizione, ma nella maggior parte dei casi ci siamo ritrovati a ragionare su altre possibili soluzioni da adottare per poter raggirare un ostacolo ancora più grande: la povertà.
Attraverso l’elaborazione di un Power Point ho cercato di lasciare delle nozioni di base fondamentali su quella che dovrebbe esser la dieta. Per la presentazione ho utilizzato delle immagini che potessero far capire in modo semplice di cosa si stesse parlando, nel frattempo Alessia e Paolo traducevano in swahili, cercando di far arrivare il messaggio nel modo più chiaro possibile.
La sera di quel lunedì ricordo perfettamente di esser rientrata a casa che sentivo di aver fallito nell’intento e che avevo dato troppe cose per scontate… Avevo appena avvertito quanto fossero per loro difficili da comprendere determinati concetti come “sistema immunitario” che venni subito piacevolmente smentita: durante un nostro incontro avvenuto di mercoledì le mamme risposero alle domande sulla prima parte. Ciò mi regalò un senso di soddisfazione e di gioia tali da volerle abbracciare tutte.
Ho incontrato tanti sguardi come dicevo ma anche tanti abbracci e sorrisi e ora, il mio bagaglio è pieno di storie da raccontare, è pieno di momenti da condividere, è un bagaglio più ricco che vale di più!
Per quel che mi riguarda non ci vuole coraggio ad andare in Africa, ci vuole coraggio a lasciarla.