Non ero convinta della mia utilità prima di partire, non riuscivo a capire come realmente potevo essere utile….ma poi dopo un periodo di adattamento è cominciata l’avventura, perché è così che va vissuta; senza pregiudizi e presunzioni ma semplicemente farsi trascinare dagli eventi sia negativi che positivi:
Dal lungo e tortuoso viaggio con un vecchio furgoncino per raggiungere la “Ciudad”…
Dal passaggio in mezzo alle baraccopoli dove ti chiedi come puoi vivere in due lamiere…
Alla risata contagiosa di Madre Silvia…
Agli abbracci di Meliza, Rodrigo, Nely…
Alla sveglia alle 5 del mattino….
Alla puzza di spazzatura bruciata…
All’ incontro con la volontaria Ilaria…
Agli abbracci di Carolina, Fatima, Jesus, Maria Josè, Rebecca, Julie, ….
Alla vitalità di Suor Juanita…
Al coprifuoco e agli spari notturni…
Alle feste domenicali con i 90 bambini della “Ciudad”…
Alle tortillas e fagioli a tutti i pasti…
Al concerto prima dell’alba in occasione del decimo compleanno della”Ciudad”…
Ai villaggi sperduti dove trovi sempre un sorriso…
Alle strade tortuose e piene di buche…
All’emozionante festa prima della ritorno a casa…
Un fiume di emozioni che riporto con me e che pensavo mi avessero insegnato ad apprezzare quello che si ha senza lamentarsi…però non è così…ho ancora bisogno di una dose di “Felicidad”, quindi posso solo dire: quando si riparte?